Un`Expo Slow food non nutre nessuno

Non saziano le favole di un passato romanzato che non è mai esistito

6 Maggio 2015

Il Foglio

Argomenti / Teoria e scienze sociali

La prima Expo è stata la Great Exhibition del 1851 di Londra, evento che celebrava l`entusiasmo per l`innovazione e l`apertura dei mercati all`indomani della storica vittoria contro le Corn Laws, le leggi protezionistiche sulle importazioni agricole. Era chiaro che la rivoluzione industriale e la libertà di scambiare merci avrebbero migliorato le condizioni della popolazione globale. Dopo oltre 150 anni con l`Expo di Milano si batte un`altra strada e si pensa di “nutrire il pianeta” con massicce dosi di protezionismo e consumo locale, a chilometro zero possibilmente. Impostazione anti industriale e anti moderna che pervade la Carta di Milano, il documento ufficiale di Expo, ma è ancora più visibile nel manifesto “Terra Viva” elaborato dalla guru anti Organismi geneticamente modificati (Ogm) e ambasciatrice di Expo Vandana Shiva,
presentato con don Ciotti e il ministro delle Politiche agricole Maurizio Martina. Il manifesto condanna tutto ciò che è moderno, e con moderno non si pensi solo agli Ogm. Ciò che permette oggi di sfamare 7 miliardi di persone nel mondo, ha reso il cibo migliore e più economico, ha sconfitto malattie e sottratto miliardi di individui alla schiavitù della terra. D`altronde per Carlin Petrini, di Slow Food, “questo sistema alimentare provoca sofferenza”. La soluzione per la Shiva è riscoprire l`agricoltura della sussistenza, quel mondo in cui si moriva a 30 anni e l`inedia era diffusa. E` il caso di smetterla coi manifesti à la “Terra Viva” e fare discorsi terra-terra perché, come ha scritto Alberto Mingardi sul Wall Street Journal, sarà difficile nutrire il pianeta con le favole di un passato romanzato che non è mai esistito.

Da Il Foglio, 6 maggio 2015

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