I venezuelani non vogliono più odio o violenza. Siamo uniti dal desiderio di un cambiamento profondo
26 Luglio 2024
Istituto Bruno Leoni
Marìa Corina Machado
Autore
Argomenti / Teoria e scienze sociali
Chi scrive è il leader dell’opposizione venezuelana
Mancano pochi giorni al 28 luglio. Quel giorno si terranno le elezioni presidenziali in Venezuela. Dopo 25 anni di lotta, i venezuelani si trovano di fronte alla migliore opportunità che abbiamo per superare un regime dittatoriale che ha distrutto la nostra economia e costretto un quarto della popolazione a emigrare.
Trasformare le prossime elezioni in una vera possibilità di cambiamento ha richiesto uno sforzo straordinario. Un paio di anni fa, il regime di Nicolás Maduro si sentiva relativamente sicuro. La pandemia è servita come scusa per limitare ulteriormente i diritti civili e politici dei cittadini, investendo molto in una narrazione – sia a livello nazionale che internazionale – secondo cui “il Venezuela è stato messo a posto”.
Niente potrebbe essere più lontano dalla verità. Solo coloro che possono evitare il costo, in termini di reputazione, di fare affari con questo regime criminale vogliono che la presidenza di Maduro continui. Il futuro del Venezuela è molto cupo qualora Maduro dovesse rimanere al potere. I venezuelani lo sanno bene. Il cambiamento è una necessità sulla quale riponiamo tutte le nostre speranze e investiamo tutti i nostri sforzi.
L’opportunità di qualcosa di nuovo è venuta alla luce nel 2023 con la mia elezione come candidato dell’opposizione per affrontare Maduro. Per noi era fondamentale che queste elezioni primarie si svolgessero senza interferenze da parte del Consiglio nazionale elettorale controllato dal regime, utilizzando il voto manuale e facilitando la partecipazione dei venezuelani all’estero.
Dopo molte elezioni farsa, queste primarie hanno restituito ai venezuelani le buone pratiche elettorali essenziali per un voto efficace. Più di 2 milioni di persone hanno partecipato a questo processo, segnando una vera svolta. Le primarie hanno rivelato la realtà che le bugie del governo avevano nascosto: I venezuelani non erano incuranti o apatici, ma indignati e disposti ad aprire un vero percorso elettorale per il cambiamento.
Da allora, il Venezuela ha assistito a eventi senza precedenti. Un massiccio movimento di cittadini, tanto pacifico quanto potente, è emerso dagli angoli più remoti del Paese. La gente si è raccolta per sostenere una campagna censurata dalla stampa, dalla radio e dalla TV nazionali, limitata finanziariamente e vessata in vari modi dal regime.
Maduro ha violato completamente l’accordo per organizzare elezioni libere ed eque raggiunto tra lui e l’opposizione alle Barbados il 17 ottobre dello scorso anno. Il suo primo colpo è stato quello di ignorare i risultati delle primarie, squalificandomi dalla competizione presidenziale attraverso procedure giudiziarie truccate. In seguito, senza fornire alcuna motivazione, hanno anche impedito al mio sostituto, Corina Yoris, di registrarsi come candidato.
Al momento in cui scriviamo, 24 membri dello staff della nostra campagna sono stati incarcerati o stanno chiedendo asilo all’ambasciata argentina a Caracas. Le forze di sicurezza del regime chiudono le attività commerciali e fanno irruzione nelle case delle persone che ci sostengono.
Nonostante tutto questo, la forza dei cittadini continua a crescere e ora si sta radunando intorno alla candidatura di Edmundo González Urrutia. Tutti i sondaggi più affidabili mostrano che il doppio degli elettori, nella peggiore delle ipotesi, sostiene González come presidente. Nel frattempo Maduro afferma che resterà in carica “con le buone o con le cattive”.
Per noi è chiaro che “con le buone” significa commettere una frode generalizzata e scatenare la violenza della repressione. Significa chiudere la possibilità di un cambiamento pacifico e democratico. Significa anche perpetuare l’attuale situazione del Venezuela come santuario della criminalità organizzata e della guerra ibrida promossa da Iran e Russia. Altri milioni di migranti venezuelani si riverseranno in America Latina, in Nord America e in Europa, in fuga da un futuro prevedibilmente cupo.
Solo la speranza di un cambiamento elettorale pacifico può contenere questa nuova ondata migratoria. I venezuelani non vogliono più odio o violenza. Siamo uniti dal desiderio di un cambiamento profondo. Sappiamo che il regime imbroglia, ed è per questo che abbiamo messo insieme la più grande organizzazione di monitoraggio elettorale mai vista nel nostro Paese e forse nell’intera regione.
Stiamo facendo la nostra parte e abbiamo bisogno del sostegno deciso dei democratici di tutto il mondo affinché il risultato di queste elezioni sia rispettato dal regime. Questo indurrebbe Maduro a impegnarsi in un negoziato per una transizione pacifica verso la democrazia.
Pochi Paesi hanno il nostro potenziale. Con un governo democratico, potremmo fare della nostra nazione il fulcro energetico delle Americhe. Con il ripristino dello Stato di diritto il debito accumulato dal chavismo potrebbe essere ristrutturato e ripagato.
Soprattutto, il nostro popolo, ora separato, potrebbe riunirsi e vivere di nuovo insieme in Venezuela. Il sogno di tanti bambini venezuelani che mi chiedono di riportare a casa i loro genitori dopo anni passati a guadagnarsi da vivere all’estero, potrebbe diventare realtà. Dobbiamo prevalere e rendere il Venezuela di nuovo libero.
(pubblicato originariamente sul Financial Times del 23 luglio 2024. Traduzione autorizzata.)