Argomenti / Teoria e scienze sociali
Insieme all’autore intervengono
Sociologo e filosofo politico francese, Raymond Aron (1905-1983) è stato una figura eminente del dibattito culturale «parigino» del secondo dopoguerra e uno dei principali critici del marxismo, in particolare delle interpretazioni esistenzialiste (Sartre) e strutturaliste (Althusser) di Karl Marx, studiato però sempre con grande cura e con l’idea che fosse comunque un autore da approfondire e «da prendere sul serio». Moderatamente gollista, fu una voce critica ascoltata, ma non sempre seguita, in anni cruciali della storia politica e sociale francese, stimato e letto anche nei paesi di lingua inglese, in particolare negli Stati Uniti, dove intrattenne un rapporto di amicizia con Henry Kissinger. Di formazione culturale tedesca, in gioventù socialista, studiò in particolare la metodologia storico-filosofica di pensatori come Dilthey e Max Weber. Tra i suoi autori di riferimento figurano Aristotele, Montesquieu e Tocqueville, oltre che i pensatori «machiavelliani». Aron può pertanto essere considerato un liberale realista, nemico dei dogmatismi ideologici, sempre attento a comprendere le strutture istituzionali del mondo politico e le relative formule di legittimità. Perché una società sia libera, scrisse significativamente, occorre innanzitutto che quella società esista.