15 Novembre 2016
Il Giornale
Carlo Lottieri
Direttore del dipartimento di Teoria politica
Argomenti / Teoria e scienze sociali
C’è qualcosa di inquietante nel modo in cui si sta procedendo a indottrinare i ragazzi, con l’obiettivo di farne sudditi passivi e docili contribuenti. In varie parti di questo Paese, che sta sprofondando anche e soprattutto a causa di una tassazione da rapina, si moltiplicano iniziative volte a ficcare nella mente dei più piccoli che la prima delle virtù (e forse l’unica) consista nel versare allo Stato tutto quanto esso chiede. E così a Cento è stata organizzata un’iniziativa per le elementari intitolata «Belle tasse» (riecheggiando la tesi che fu dell’allora ministro Padoa-Schioppa), mentre a Firenze c’è chi ha portato in gita talune classi delle scuole materne all’Agenzia delle Entrate. Agli occhi di molti abbiamo perduto ogni dimensione metafisica.
L’uomo non è più una persona e tanto meno ha un destino oltre questa esistenza. Non è neppure primariamente chiamato a innovare, dato che da tempo prevale un catastrofismo antiscientifico che vede in ogni scoperta più un pericolo che un’opportunità. In fondo, nessuno è chiamato a essere padre o madre, e neppure artista o missionario o filosofo. Se a Milano perfino una scuola privata cattolica ha distribuito il Manuale del piccolo contribuente è evidente che in primo luogo dobbiamo essere pagatori di tributi e questa idea prevale anche dove bisognerebbe insegnare a guardare ben più in alto.
Questa è la realtà italiana, in cui si sta lavorando affinché i bambini di oggi siano nient’altro che contribuenti. Quando nascono, la prima missiva che ricevono è dallo Stato e porta con sé il loro numero di identificazione: il codice fiscale. In seguito sono educati entro istituti che operano una sorta di lavaggio del cervello, affinché si convincano di quale è il senso da dare alla loro vita: portare omaggi al Leviatano.
In quell’America qui tanto disprezzata uno degli eroi più ammirati è David Henry Thoreau, che preferì andare in prigione piuttosto che dare i propri soldi a un potere che aggrediva il Messico e proteggeva la schiavitù. L’indipendenza degli States, d’altra parte, è figlia di una coraggiosa lotta che nacque quale ribellione fiscale di fronte a pretese giudicate eccessive e quindi lesive della libertà. Oltre Oceano molti sono consapevoli che ubbidire non sempre significa agire secondo giustizia e che una popolazione remissiva prepara la strada alla peggiori ingiustizie. Dovremmo spiegarlo anche ai nostri ragazzi.
Da Il Giornale, 15 novembre 2016