AirBnB: regolare poco per regolare bene

Il Parlamento deve evitare di soffocare la spinta concorrenziale e l’azione innovatrice del servizio


190 paesi, 340,000 città, oltre due milioni di annunci attivi: questi i numeri di AirBnB, uno dei campioni della sharing economy. Era il 2008 quando il servizio di home sharing veniva lanciato, imponendosi come un poderoso intermediario tra domanda ed offerta nel mercato dei pernottamenti, grazie al suo innovativo uso dell’approccio peer-to-peer, che ha permesso la creazione di una rete in cui sono gli utenti stessi a valutare i servizi offerti dagli host.
Come molti altri progetti legati alla sharing economy, pure AirBnB si è dovuto scontrare con l’impreparazione delle istituzioni, ed è emerso un potenziale vuoto normativo dovuto alle condizioni di un settore dell’economia imprevedibile ed in rapida evoluzione. D’altro canto, gli operatori tradizionali del settore alberghiero hanno iniziato una vigorosa protesta, che il legislatore sembra essere intenzionato a recepire.
Se regolamentazione deve essere, che sia ragionata e non repressiva.

AirBnB: regolare poco per regolare bene

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