La differenza tra un paese moderno e uno feudale è che, nell’uno, l’uomo è soggetto alle leggi, mentre nell’altro le leggi sono soggette agli uomini. In Italia, troppo spesso stiamo scivolando verso questo secondo modello: lo si vede drammaticamente nella vicenda Autostrade.
Intendiamoci: le responsabilità di Autostrade per l’Italia in merito alla tragedia del Ponte Morandi, oltre che alla paralisi del sistema ligure, sono tutte da accertare. Se il Governo ritiene (o riterrà) che Aspi sia venuta meno ai suoi obblighi, fa bene a procedere con tutti gli strumenti che la legge mette a disposizione per tutelare l’interesse pubblico: al limite, con la revoca della concessione. Sarà poi un giudice, a fronte dell’eventuale ricorso, a dire se c’erano i presupposti. Tutto questo è possibile perché esistono delle norme (inclusa la Costituzione) e degli atti giuridici (per esempio, la revoca della concessione).
Invece nel nostro paese sta succedendo qualcosa di completamente diverso. Il presidente del consiglio, intervistato dal Fatto Quotidiano, ha fatto pienamente sue le posizioni più estremistiche: non ha attaccato Aspi per la sua inadeguatezza, e neppure Atlantia in quanto azionista di controllo, ma la famiglia Benetton, in quanto principale azionista di Atlantia. “I Benetton – ha dichiarato – non hanno ancora capito che questo governo non accetterà di sacrificare il bene pubblico sull’altare dei loro interessi privati”. Queste parole, seppure con toni diversi, hanno trovato sponda nelle prese di posizione del Movimento 5 stelle, del Partito democratico e, in modo appena più sfumato, di Italia Viva.
In sostanza, il governo non si sta muovendo nell’ottica di ripristinare una condizione di giustizia o, al limite, di chiedere ad Aspi di risarcire gli italiani per la sua incuria. In caso contrario, avrebbe preso sul serio la lettera con cui la stessa Aspi si impegnava ad accettare tutte le richieste dell’esecutivo in tema di tariffe, investimenti e sicurezza (cioè tutti gli aspetti con rilevanza pubblica). Al governo interessa eliminare (o diluire) la presenza dei Benetton nell’azionariato di Atlantia e prendere, attraverso Cdp, il controllo di una società che, peraltro, non è attiva solo in Italia ma anche in molti altri paesi europei ed extraeuropei.
L’interesse degli italiani non dipende da chi controlla Aspi, ma da come opera. Focalizzando l’intera sua azione in un maldestro tentativo di esproprio, il governo sta dando una lezione di peronismo.
14 luglio 2020