L'Indice delle libertà dopo il Covid
La rapida ed estesa diffusione della pandemia di Covid-19 ha indotto il Governo e le Regioni ad adottare, a partire da inizio marzo su scala nazionale, alcuni provvedimenti fortemente limitativi di alcune libertà personali con l’obiettivo di frenare la diffusione del contagio.
L’indice delle libertà valuta sinteticamente l’impatto di tali provvedimenti misurando la tempestività (o la lentezza) con cui si sta ripristinando il pieno esercizio dei diritti più fortemente limitati e compromessi dalle misure di contenimento e gestione della pandemia, in particolare.
Se è vero che (su una scala da 0 a 40), il punteggio assegnato alle nostre libertà e diritti è tornato a crescere da 20 – valutazione assegnata all’inizio della fase 2 – fino a 31, va comunque segnalato che un totale recupero ancora non c’è per nessuno di quelli analizzati, ad eccezione del diritto al lavoro (inteso come diritto ad esercitare il proprio lavoro per gli occupati).
Il diritto che più fatica ad essere ristabilito è quello all’istruzione, non solo per il ritardo con cui si è deciso quando si potrà tornare in classe, ma anche per le incertezze tuttora forti circa gli investimenti e le condizioni di rientro. I diritti più dinamici risultano invece quello la libertà di movimento e il diritto di riunione, ancora fortemente limitati all’inizio della fase 2, e poi sostanzialmente ripristinati, con alcuni oneri che non ne impediscono tuttavia l’esercizio.