Una recente normativa europea e italiana ha consentito la coltivazione e commercializzazione di prodotti a base di canapa industriale entro determinati limiti di tossicità che garantiscono, secondo la legge, la sicurezza dei prodotti. I negozi che li vendono si sono moltiplicati e sono in Italia ormai circa 400.
Già dal 2009, il Ministero della salute rivalutava la canapa sul piano nutrizionale, ferme restando le necessità di garantire la sicurezza dei prodotti alimentari e derivati rispetto al residuo della sostanza psicotropa che rende la cannabis uno stupefacente.
Questi prodotti “cannabis light” non hanno fatto in tempo a diffondersi che il Consiglio superiore della sanità ha invitato il governo a ripensarci e a vietare la vendita dei prodotti a base di cannabis, sulla base del principio di precauzione.
La vicenda è emblematica del rischio regolatorio che cittadini e imprenditori, in particolare i piccoli imprenditori, subiscono nel nostro paese.
Il rischio non è correlato alla specificità del caso. Anche se si trattasse di un ambito meno controverso, il rischio, purtroppo, sarebbe lo stesso. Le norme dovrebbero essere chiare e note, perché i privati cittadini possano fare i propri piani di vita. Questi di per sé devono fronteggiare molti rischi: il commerciante di “cannabis light”, come qualsiasi altro commerciante, dovrà fare la prova del budino per verificare se piace questo o quel prodotto, sbaglierà a riempirsi il magazzino dell’uno o dell’altro, dovrà cambiare sede se l’affitto è incompatibile con le sue entrate e quant’altro… L’incertezza domina le nostre vite, la legge dovrebbe ridurla, non aumentarla.
E invece fa precisamente questo, anche perché, prima ancora di sollevare la penna, i politici ci mettono del loro, trasformando la possibilità di rivedere questa o quella norma in un’occasione di comunicazione e creazione del consenso.
Sempre nel settore del commercio, se ne ha un’ultima conferma proprio in questi giorni, a proposito dell’ennesimo tentativo di fare marcia indietro sulla libertà per i negozi di decidere quando stare aperti.
È piuttosto prevedibile che ciascun governo pensi a fare le proprie riforme, che lo distinguono dal precedente. Tuttavia, la vicenda della cannabis mostra un profilo più cronicamente patologico dell’incertezza regolatoria del nostro paese, frutto non tanto del succedersi delle maggioranze di governo, quanto delle tante voci che si accavallano. Il sistema istituzionale italiano è pieno di attori, a ogni livello, che intrecciano le loro funzioni e delle quali, nella comunicazione politica, si ignorano o si dimenticano le precise competenze che hanno. Se ciascuna alza la voce, i cittadini e le imprese non sanno più a chi dare ascolto.
26 giugno 2018