Secondo John Lachs è necessario riscoprire il piacere di scegliere e, ancor prima, imparare a lasciare in pace gli altri, affinché tutti possano condurre la loro vita come meglio credono. Consentire alle persone di cercare il proprio bene significa riconoscere tacitamente l’esistenza di una pluralità di modi in cui è possibile condurre vite degne.
Questo non vuol dire essere indifferenti o egoisti, abbandonando il prossimo nel momento del bisogno, ma aiutarlo in forme che siano rispettose della sua autonomia. Ogni sostegno deve essere allora di natura temporanea, così da non incoraggiare comportamenti passivi e limitanti la responsabilità personale. Solo in tal modo si può creare una comunità virtuosa, tollerante e partecipe delle esigenze altrui.
Dobbiamo insomma imparare a non immischiarci troppo nella vita del prossimo, anche se pensiamo che sia a suo beneficio. Come sottolinea Pierluigi Battista nella prefazione al volume, “dietro al rifiuto di un ampliamento della libertà di scelta, spiega molto bene Lachs, c’è una visione pessimistica dell’antropologia umana, l’idea che l’individuo lasciato a se stesso, incustodito, possa fare solo del male a sé e agli altri”.