Spentisi gli echi delle celebrazioni del Centocinquantenario dell’Unità d’Italia, è arrivato il momento di domandarsi quale potrebbe essere l’agenda di questo nostro paese nei prossimi cinquant’anni.
Che cosa, in altre parole, vorremmo poter festeggiare alla scadenza del prossimo Giubileo di storia unitaria? Il primo punto nell’agenda riguarda il rapporto fra Stato e Cittadino. È qui lo spread più preoccupante fra l’Italia e i suoi principali partner occidentali ed è questo il filo conduttore del libro, forte dei contributi di Silvio Boccalatte, Luigi Ceffalo, Natale D’Amico, Alessandro De Nicola, Franco Debenedetti, Giampaolo Galli, Pietro Ichino, Maria Leddi, Pasquale Medina, Lucia Quaglino, Giorgio Rebuffa, Fabio Scacciavillani, Manuel Seri, Serena Sileoni, Carlo Stagnaro, Marianna Vintiadis ed Enrico Zanetti.
La disparità di trattamento fra Stato e Cittadini permea pressoché ogni aspetto della nostra vita quotidiana. Si traduce in norme che non oseremmo nemmeno lontanamente immaginare nel rapporto fra privati. Prende la forma di una capillare e continua invadenza nelle vite di tutti noi. Si manifesta sotto l’aspetto di una diffusa e onnipresente arbitrarietà nell’interpretazione e nell’applicazione della legge. Semina dosi massicce di incertezza che rendono impossibile l’ordinato svolgimento di attività economiche. Genera senza sosta le occasioni per una corruzione tanto minuta quanto devastante. Ottunde, fino ad annullarlo, il nostro senso civico. Limita, senza ragione, la nostra libertà.
Il rapporto fra lo Stato e i Cittadini è in Italia un rapporto profondamente distorto e non da oggi. Sudditi è un viaggio in un’Italia in cui lo Stato è rimasto ancora il Sovrano e i Cittadini sono rimasti, appunto, Sudditi. In cui si è perso quello che Cavour chiamava il “senso della libertà”. Per uscire dalla crisi, quella di oggi ma anche quella di ieri, gli italiani devono tornare a essere Cittadini. Leggere Sudditi è un primo passo in questa direzione.